HempBox: la filiera italiana della Canapa 2.0
Open Source Hardware, Nanotecnologie, Internet of Things, e piattaforme digitali abbassano le barriere di ingresso per favorire il recupero della filiera della Canapa Industriale attraverso HempBox.
OpenHemp è un progetto di un gruppo di giovani imprenditori che, mossi dall’idea comune di voler riportare in Italia la filiera della Canapa Industriale, hanno organizztoo una jam insieme a studenti, ingegneri, e imprenditori per co-creare questo interessante modello di business.
Dal 28 novembre al 1 Dicembre si sono incontrati un gruppo di studenti al TAG di Torino per una jam provando ad immaginare un’idea imprenditoriale per lo sfruttamento strategico e tecnologico della Canapa industriale allo scopo di riqualificare ecologicamente ed economicamente le risorse rurali italiane.
Negi scorsi decenni, un gran numero di imprenditori ha provato a introdurre la canapa industriale come preziosa risorsa nel loro processo produttivo, senza tuttavia ottenere un grande riscontro da parte del mercato. La canapa di per sè ha un potenziale economico enorme, tenuto conto della sua facilità di coltivazione, trasformazione e lavorazione in più di 25.000 prodotti differenti.
Infatti, i motivi del suo scarso utilizzo in passato, sono stati principalmente: le trascorse e poco lungimiranti politiche proibizioniste, oltre ad una chiusura tipica di obsoleti approcci imprenditoriali che non hanno ne consentito una sostenibilità economica in fase di avvio e sviluppo.
Eugenio Battaglia e Jacopo Amistani (organizzatori della jam) ci raccontano come oggi, grazie all’utilizzo di innovativi metodi gestionali e di potenti leve tecnologiche, sia finalmente possibile la canapa come preziosa risorsa per una ripresa economica che riparta dal mondo rurale e dai principi della social innovation.
Jacopo: “Il vantaggio rispetto a dieci o venti anni fa è che non solo la legge si è adeguata a questa necessità, ma oggi possiamo anche avvalerci di potenti mezzi imprenditoriali che stanno digitalizzato gran parte dei processi gestionali e logistici. Il nostro obiettivo è di fornire ai contadini un accesso vantaggioso a questa produzione, garantendo loro la fornitura del seme, i macchinari ed il tutoraggio per reintrodurre la canapa nella rotazione delle colture. I contadini sono ulteriormente incentivati a coltivare questa pianta in quanto ottengono un rimborso da parte dell’Unione Europea (cfr. P.A.C.). Inoltre, la canapa arricchisce naturalmente il terreno, e permette un maggior profitto rispetto ad altre colture rotative. Ridurre le barriere all’ingresso per i contadini ci permette di avviare la filiera in maniera sostenibile e assorbire il prodotto grezzo per trasformarlo successivamente nelle quattro tipologie di semi-lavorato: Fibra, Canapulo, Seme e Infiorescenza.
I semi-lavorati vengono poi forniti alle aziende che li utilizzano per fabbricare più di 25.000 prodotti che si possono ricavare dalla trasformazione di questa pianta. Attualmente, queste imprese sono costrette ad importare il semi-lavorato dalla Francia, dalla Cina, o dall’Est Europa con notevoli costi di trasporto e un considerevole impatto ambientale. Il nostro valore aggiunto è quello di poter ridurre questi costi dall’inizio della filiera, e di fornire una piattaforma logistica – completamente digitalizzata – per coloro che vogliono utilizzare la canapa nella loro produzione. Questo modello è stato ideato per essere completamente open e, per sua natura, esportabile e scalabile altrove in Italia (e si auspica nel mondo).
Numerose sono le regioni italiane conosciute un tempo per la coltivazione della canapa. Attraverso questo “open franchising” vogliamo che queste zone ritornino ad essere nuovamente la spina dorsale di un paese con un enorme potenziale agroindustriale. Superata questa prima fase di sviluppo, il progetto verrà rilasciato in un piattaforma open source, dove altre persone potranno contribuire apportando ulteriori modifiche e miglioramenti continui rendendo OpenHemp una comunità viva e capace di costante innovazione. Questo open franchising che proponiamo, intende superare i vecchi modelli industriali, trasformando l’approccio ai mezzi produttivi, che grazie alla rete, non sono più strumenti anonimi ma bene comune di tutti. Il nostro auspicio è che quest’idea possa far ripartire il mondo dell’agricoltura in Italia, reintroducendo una pianta ingiustamente demonizzata nel giusto posto che le spetta.”
Eugenio: “Fino ad ora, Jacopo Amistani, Damiano Dalla Lana ed io – tre imprenditori della domenica – abbiamo ideato e sviluppato OpenHemp, identificando i vari ostacoli e le varie possibilità che sarebbero derivate dalla sua implementazione. Poco più di un mese fa, quando l’analisi sembrava ormai matura, ho proposto a Jacopo e ai nostri partners di organizzare una Design Jam qui a Torino, con studenti, ingegneri ed imprenditori interessati a lavorare assieme al design del servizio che OpenHemp fornirà. Abbiamo deciso di chiamarlo HempBox, per sottolineare la sua caratteristica di modularità e scalabilità. La risposta è stata subito positiva, e ci ha permesso nel giro di poco di accelerare lo sviluppo di HempBox.
Una Design Jam è un evento co-creativo che permette a chiunque di snocciolare i vari aspetti che determinano l’implementabilità di un progetto imprenditoriale, attraverso una serie di processi decisionali strutturati in diverse attività collaborative.“
Jacopo: “I momenti caldi della jam sono stati Sabato e Domenica dove grazie all’aiuto del nostro compagno di studi Nicola Cerantola di Ecologing, abbiamo sviluppano un’ eco-business model Canvas tenendo presente la proposta di valore e l’utilizzo delle leve tecnologiche che utilizzeremo nel processo produttivo. Il modello ideato da Nicola si differenzia in quanto parte dai concetti di eco-innovazione, sempre più indispensabili nel fare impresa.”
Nicola: “L’eco-canvas utilizza quella serie di metodologie che hanno l’obbiettivo di implementare con successo la creatività in ambito aziendale, generando valore per il cliente al minor costo ambientale possibile. Tra le principali discipline che fanno parte dell’eco-innovazione, ricordiamo: l’eco-design, la biomimetica, la ecoefficacia (o design dalla culla alla culla), e l’anticipazione strategica (o Foresight analysis). Un viaggio emozionante nella società del 2030 o 2050, interpretando quei segnali che possono farci scegliere meglio oggi per l’economia e l’ambiente di domani.”
Eugenio: “Il progetto è ambizioso, ma ha già attirato l’attenzione di diversi potenziali investitori che sembrano essere interessati a realizzare questo potenziale del Made in Italy. Il nostro asset è quello di avere identificato una serie di potenti leve tecnologiche da sfruttare nel processo produttivo e nella lavorazione avanzata del semi-lavorato. In primo luogo ci avvaliamo di macchinari agricoli per la coltivazione e la trasformazione che derivano da Open Source Ecology, una community internazionale che nel giro di dieci anni, ha sviluppato un progetto di 50 macchinari considerati essenziali ad una comunità di 200 persone per vivere con standard di vita moderni ma con mezzi auto-prodotti a basso costo.
Uno dei nostri obiettivi, in un secondo momento, sarà quello di andare a fare R&D su nanotecnologie derivate dalla cellulosa, per la produzione di materiali compositi come carte, cartoni e bio-plastiche. Parallelamente sarà informatizzata anche parte della coltivazione, attraverso l’utilizzo di una rete di sensori a basso costo che stiamo sviluppando con un nostro compagno di ventura, l’ing. Gabriele Gambotto). Internet of Things e nano-compositi sono progetti che andranno di pari passo con lo sviluppo della filiera, ma che scaleranno successivamente quando avremmo i nostri piedi sui campi di canapa.”
Jacopo: “HempBox è reso possibile grazie un esteso gruppo di amici e collaboratori che condividono assieme a noi questo ritorno alle origini guardando al futuro. In particolare Damiano Dalla Lana, che da sempre ha supportato ogni mio tentativo di divulgazione riguardante Open Source Ecology e la canapa in Italia. Ha sviluppato tutta la comunicazione e la grafica dal 2012 ad oggi e semplicemente è stato risorsa insostituibile per la causa. Simone Cicero e Nicola Cerantola per il prezioso aiuto nella definizione delle tematiche e degli strumenti della jam. Infine, ma non per ultimi ringraziamo l’Accademia Mediterranea di Societing, RuralHub, p2pfoundation, ed Open Source Ecology, una rete di persone e gruppi facenti parte di un esteso progetto di ricerca internazionale che si pone come obiettivo principale trasformare il mondo attraverso l’innovazione rurale e sociale. ”
Per chi volesse partecipare al gruppo di lavoro o chi fosse interessato più in generale ad OpenHemp può contattare i ragazzi tramite il sito http://hempbox.org !
C’è un mondo legato alla canapa che parte dalla nostra storia! Riprendendo saperi passati e attualizzandoli con pratiche moderne noi abbiamo ripreso questa pianta come materiale naturale per la bioedilizia (http://www.equilibrium-bioedilizia.it/) e le risposte, sia in termini di resa che di risposta dalle persone, sono eccellenti. E’ una pianta versatile e può essere un alimento sano, ovvero “nutraceutico” e cioè cibo che cura il nostro corpo (http://www.equilibrium-nutraceutica.it/) e da quest’anno è accettata anche in Italia per uso medico (Decreto Balduzzi: http://www.equilibrium-bioedilizia.it/it/blog/canapa-medica-italia-il-decreto-balduzzi), senza dubbio è una risorsa straordinaria su cui investire sia in termini economici che ecosostenibili!
Alla cortese attenzione di Eugenio Battaglia e Jacopo Amistani
Buongiorno;
mi chiamo Mora Andrea e sono uno studente del Politecnico di Torino della facoltà di Architettura, corso in Pianificazione Territoriale. se possibile vorrei porle alcune domande in merito ad un progetto universitario sullo sviluppo locale, riguardante una nuova filiera agroindustriale.
L’idea progettuale vorrebbe reintrodurre la coltivazione della canapa sativa all’interno dell’area canavesana (Anfiteatro morenico di Ivrea) e ricostruire intorno a questa l’intera filiera industriale e/o artigianale legata alla prima e seconda trasformazione della pianta; in poche parole provare a ricostruire un comparto della canapicoltura.
Verrei sapere quale la vostra posizione in merito alla canapicoltura, se ha notizie rigurado a sperimentazioni simili in italia o all’estero, e come pensa possa un istituzione comunale, come la vostra, agevolare tale reinserimento ?
L’idea è di proporre la reintroduzione nel territorio dell’Anfiteatro Morenico di Ivrea di una filiera agro-industriale della canapa, la quale ha l’obiettivo di fornire un modello di sviluppo locale auto sostenibile in territorio rurale, e di ipotizzare quali ricadute territoriali tale reintroduzione comporterebbe, sia dal punto di vista paesaggistico-ambientale che socio-economico.
Abbiamo individuato per questo le aree industriali dismesse presenti nell’area, gli opifici storici, le aree agricole incolte ed i vecchi maceri presenti nell’AMI.
Parlando con le associazioni di categoria, gli agricoltori, e altri uffici Regionali Agricoltura e Filiere Agroindustriali è emerso che pur avendo la canapa sativa notevoli possibilità di impiego come voi ben sapete le difficoltà principale per la reintroduzione della coltivazione è la mancanza in Italia di una filiera strutturata che richieda il prodotto e lo lavori.
Spero possitate aiutarci
Grazie
Andrea