Nutrire il pianeta, davvero.
Giustizia sociale, agricoltura sostenibile, consumo consapevole, iperconnessioni rurali: all’ultimo TEDxManhattan, Danielle Nierenberg affronta le questioni cruciali del food system e le opportunità offerte al cambiamento da strumenti e tecnologie digitali.
“Le donne sono indiscutibilmente la spina dorsale del nostro sistema alimentare globale, […] hanno un ruolo centrale nella produzione, trasformazione, commercializzazione e distribuzione del cibo, e sono responsabili dell’educazione alimentare dei bambini, oltre che della loro nutrizione”: questa innegabile verità, sotto gli occhi di tutti anche se pochi sembrano averne contezza e trarne le necessarie conseguenze, è l’assunto centrale del recente intervento di Danielle Nierenberg al TEDxManhattan dal titolo Coltivare l’uguaglianza nel Sistema alimentare.
Il problema, come sottolinea Nierenberg, è che “il loro contributo passa spesso inosservato e sono quasi universalmente ignorate”, in particolare in molti paesi nel mondo “gli è negato l’accesso all’istruzione” e, laddove riescano ad avviare un’attività agricola, “vengono discriminate e rifiutate dalle istituzioni bancarie e finanziarie”. Stando ai dati FAO (Food and Agriculture Organization delle Nazioni Unite), se le donne avessero accesso paritario alla terra, al credito, all’istruzione e ai servizi potrebbero “aumentare la produzione alimentare del 20-30 per cento e contribuire a sfamare fino a 150 milioni di persone.” E saprebbero farlo in modo sostenibile.
Esperta di agricoltura sostenibile e alimentazione, Danielle Nierenberg è il presidente di Food Tank, organizzazione no-profit che si occupa di cibo e agricoltura sostenibile, cambiamenti climatici e biodiversità. Ha scritto molto su questioni di genere e popolazione, in particolare sulla diffusione delle aziende agricole nei paesi in via di sviluppo. Nei suoi viaggi in più di 50 paesi, dall’Africa sub-sahariana, all’Asia e all’America latina, ha incontrato donne imprenditrici e gruppi di agricoltori, scienziati e ricercatori, politici e capi di governo, giornalisti, studenti e docenti, e ha raccolto le loro riflessioni sulle mosse possibili per alleviare la fame e la povertà, e insieme proteggere l’ambiente.
Iperconnessioni rurali per piccoli produttori e comunità
Nierenberg parla della necessaria “interconnessione delle donne agricoltrici”, ma chiarisce che la vera sfida è riuscire a “sostenere queste donne” e il loro “instancabile lavoro per una produzione alimentare sostenibile a livello mondiale”, una mossa urgente e necessaria che “contribuirebbe a una maggiore giustizia sociale”, oltre che ad accrescere la loro auto-consapevolezza. In questo senso, la rapida diffusione delle tecnologie digitali può rappresentare una straordinaria opportunità per connettere queste avanguardie femminili e, soprattutto, per promuovere azioni efficaci di educazione alimentare e consumo consapevole.
È particolarmente rilevante il caso di M-Farm, citato da Nierenberg in un recente articolo pubblicato su Food Tech Connect e condiviso nell’ambito del progetto editoriale Internet of Food. Si tratta di una piattaforma ideata da Jamila Abass, Susan Eve e Linda in Kenya per permettere ai piccoli agricoltori di “ricevere tramite sms informazioni sul prezzo di vendita al dettaglio dei propri prodotti e di comprare input agricoli direttamente dai produttori a prezzi sostenibili, oltre che di connettersi online ai mercati.” Per capirne di più, basta dare un’occhiata agli oltre 70 cortometraggi prodotti dall’organizzazione CORAF/WECARD (Consiglio dell’Africa centrale per la ricerca agricola e lo sviluppo) che raccontano le realtà di innovazione sostenibile dei piccoli agricoltori dell’Africa centrale e occidentale.
Come sottolinea Nierenberg, “gli agricoltori di tutto il mondo stanno invecchiando rapidamente”, ma grazie alla rapida crescita delle tecnologie digitali, “giovani e anziani, stanno trovando modi per rendere l’agricoltura su piccola scala più sostenibile, flessibile e redditizia” con “progetti e prodotti ispiratori che stanno cambiando il modo in cui produciamo, prepariamo e consumiamo cibo”. Basti pensare al progetto OneWorld South Asia che “sta usando i telefoni cellulari e la tecnologia vocale per fornire informazioni a più di 150.000 famiglie in 1.000 villaggi”: il programma LifeLines Agriculture “consente agli agricoltori, e in particolare a quelli analfabeti, di utilizzare cabine telefoniche o telefoni cellulari per fare domande e ricevere risposte entro 24 a 72 ore.”
Negli Stati Uniti, progetti simili utilizzano i Big Data e le tecnologie dell’informazione e della comunicazione per innovare i sistemi agricoli in termini di sostenibilità, supportando l’azione dei piccoli produttori. Le immagini satellitari e le mappe fornite da FarmLogs, realtà contadina in Michigan, aiutano ad esempio gli agricoltori a “tenere traccia delle informazioni raccolte” (ad esempio, i dati sulle precipitazioni), a elaborarle statisticamente e a monitorare costantemente le colture in tempo reale attraverso il cloud. Mentre Farm Hack promuove la condivisione di strategie e strumenti innovativi (come la farmbicycle dell’utente Wim per erbacce, semina e raccolta, oppure la ‘ciclozappa’ di Pjenkins, assemblata dal riciclo delle biciclette) attraverso una community open-source.
Per tutti, produttori e consumatori, la sfida più urgente e complessa riguarda il cambiamento climatico: la piattaforma Agroecological Intensification Exchange (AIEx), sviluppata da McKnight Foundation’s Collaborative Crop Research Program (CCRP), coinvolge agricoltori, innovatori e ricercatori di tutto il mondo in conversazioni sull’innovazione rurale per “migliorare la produttività e l’efficienza attraverso una migliore gestione delle aziende agricole, stabilità e diversificazione delle colture e un maggiore impiego delle risorse locali.” È una risorsa ricca di casi di studio e di ricerca su agricoltura sostenibile e gestione delle fitopatologie, straordinariamente utile a professionisti e ricercatori dei paesi in via di sviluppo.
Risorse digitali per un consumo alimentare consapevole
Se oggi più di un miliardo di persone nel mondo è connesso attraverso gli smartphone e se è vero che nel 2015 la cifra dovrebbe raddoppiare, le app possono essere un modo incredibilmente efficace per fornire informazioni utili sui consumi alimentari a un pubblico potenzialmente enorme, sensibile agli argomenti della sostenibilità e del consumo etico.
Tra le esperienze in tal senso, segnalate dalla Nierenberg, è da menzionare Dirty Dozen, un’applicazione sviluppata da Environmental Working (EWG), organismo di ricerca no profit, che fornisce informazioni sulla presenza di pesticidi nei prodotti agricoli. Tramite la app, cioè, il consumatore viene sostanzialmente aiutato a decidere come trovare un’alternativa organica agli alimenti convenzionali: ad esempio, nella lista nella “sporca dozzina” sono annoverati alimenti quali mele, spinaci e uva, mentre nel gruppo Clean Fifteen, sono segnalati mais, asparagi e melone.
Sul tema della redistribuzione del valore, la app ROC National Diners’ Guide si concentra, invece, sul giusto trattamento dei lavoratori nella ristorazione: agli utenti vengono fornite informazioni sui salari, le opportunità di congedo per malattia e di avanzamento in alcuni dei più grandi ristoranti americani per coinvolgere i consumatori a partecipare al supporto delle attività virtuose attraverso i social media. E ancora, l’applicazione HarvestMark Traceability permette agli utenti di tracciare il cibo fresco mediante la scansione del logo HarvestMark su frutta e verdura, e fornisce aggiornamenti in tempo reale su eventuali reclami.
In collaborazione con Top Box Alimenti e Aisle Won, il Renaissance Project ha lanciato l’app gratuita NOLA Food Partnership che permette ai residenti di New Orleans, LA di acquistare confezioni alimentari da Top Box a circa metà del prezzo medio, grazie al sostegno volontario e a costi generali contenuti. Infine, passando dal consumo all’autoproduzione, chi ha intenzione di crescere i propri ortaggi a casa può già avvalersi dell’Urban Farming Assistant Starter, una app che imposta promemoria relativi all’irrigazione, alla concimazione e più in generale alla cura delle piante, fornendo soluzioni organiche a parassiti, malattie e altri problemi.
Magari non siamo tutti produttori, ma di certo siamo tutti consumatori e, dunque, tutti coinvolti. Il lavoro di Danielle Nierenberg e di Food Tank ci mostra l’impegno di donne e uomini operosi in tutto il mondo. Ci dice che è possibile intervenire sulle dinamiche del food system, migliorare la nostra alimentazione e quella dei nostri figli, contribuire a promuovere la parità di genere e il cambiamento sociale. E che l’iperconnessione può aiutarci a farlo, anche in aree rurali.
A Rural Hub, dal 12 al 14 aprile 2015, rifletteremo con Oriana Persico e Salvatore Iaconesi di AOS – Art is Open Source e Alex Giordano co-direttore del Centro Studi Etnografia Digitale su come utilizzare la teoria delle reti – e quel che abbiamo imparato dalla Netnografia e dai social network – per creare processi partecipativi, collaborativi e sviluppare coscienza e attivismo sociale nelle città e nei contesti rurali. Iperconnessioni rurali: un workshop visionario da non perdere nello scenario mediterraneo di Calvanico (SA).
Essendo una femminista che crede fermamente nella parità sociale, politica, economica dei sessi, trovo che questa donna, Danielle Nierenberg sia un esempio per tutte noi. Quando si crede davvero in qualcosa…che tu sia donna o uomo bisogna lottare fino in fondo per arrivare agli obiettivi. Forse noi millennials seppur siamo definiti come i nativi digitali cioè la generazione con valori, abitudini e modi di pensare convergenti, abbiamo la sfortuna di vivere in paesi dove discriminare le persone è all’ordine del giorno…Ma io mi chiedo…se una donna ha delle idee innovative perchè mai non devono essere ascoltate? Di cosa si ha paura? In questo caso, sul discorso dell’alimentazione, a parer mio, chi più di una donna che avendo un istinto materno possa capire come nutrire in modo sano i figli del futuro? E con l’aiuto delle tecnologie, penso che noi donne possiamo finalmente far sentire le nostre idee più di ieri…quindi dobbiamo assolutamente esprimerci e non chiuderci per fare le casalinghe disperate 😉
Beh, cosa dire. Uno splendido esempio di come sfruttare al meglio le nuove tecnologie per fare qualcosa di importante per noi è anche per il pianeta. Ottimo progetto perché parte dalla base di tutti: l’alimentazione. E io credo che il detto “noi siamo ciò che mangiamo” sia straordinariamente fondato. Tanto di cappello a questa fantastica donna e alla sua iniziativa
L’intervento di Danielle Nierenberg dovrebbe far riflettere almeno su due problematiche che ancora oggi rappresentano delle barriere non solo allo sviluppo economico sostenibile ma anche ad un’evoluzione sociale e culturale del mondo occidentale.
-Il primo problema ha a che fare con una percezione sbagliata delle tecnologie della comunicazione come meri dispositivi di svago nel tempo libero, da utilizzare invece “sul lavoro” per trarre vantaggio economico personale.
Bisognerebbe promuovere le potenzialità concrete dei nuovi media. Questi infatti ci permettono per la prima volta nella storia di essere protagonisti del cambiamento con azioni che hanno ricadute anche sul mercato; favoriscono quell’ interconnessione che deve essere il motore per l’innovazione sociale incentrata su un nuovo modello etico; facilitano lo sviluppo economico in contesti (es: territori rurali) che per anni sono stati tenuti lontani dei processi di creazione del valore.
Il secondo problema riguarda il patriarcato, inteso come struttura sociale che si insinua e si riproduce nelle strutture profonde della società, a livello micro e macro; permeando di sé le istituzioni, la scuola, lo stesso Stato e quindi la cultura. Una coltura da abbattere perché come ricorda Nierenberg ostacola in senso stretto anche il progresso e l’innovazione.
Detto questo, dobbiamo sempre ricordarci che un cambiamento verso questa rotta è possibile solo mettendo da parte l’egoismo personale, sviluppando una coscienza sociale che purtroppo noi occidentali, contaminati dai valori sul quale si fonda il capitalismo, forse non abbiamo mai fatto nostra.
Nierenberg riprende concetti come: interconnessione e sostegno, che sono alla base del modello p2p. Ancora una volta le ICT (tecnologia della comunicazione e dell’informazione) possano rappresentare la soluzione a parte delle problematiche legate alla diffusione di un sapere critico riguardo l’alimentazione e la produzione. L’uso consapevole e mirato delle tecnologie della comunicazione rende competitive realtà, fino ad ora, isolate rispetto alla pressione del mercato globale e del monopolio delle multinazionali. L’articolo risulta molto esplicativo ed utile, in particolare, per le piccole società agricole italiane, il saper utilizzare le tecnologie in modo mirato e consapevole crea per gli attori un forte vantaggio competitivo. Temi, quali: cibo biologico o a chilometro zero, ecosostenibilità e sviluppo locale sono, ormai, affrontati in modo cosciente da gran parte dei prosumer, questo rende l’uso delle ICT necessario per la diffusione di conoscenza e per promuovere dei settori considerati marginali, come quello agroalimentare. Il punto di forza della relatrice è il rivolgersi, in modo mirato, al genere femminile, spronando le donne del globo a mobilitarsi per diffondere consapevolezza e creare coesione, oltre che condivisione.
Sicuramente l’ utilizzo delle nuove tecnologie e l’iperconnessione possono aiutare a promuovere il cambiamento sociale nelle zone rurali del mondo e intervenire sulle dinamiche del food system grazie alle opportunità di comunicazione che offrono. Purtroppo però per quanto riguarda la parità di genere credo che sia ancora lunga la strada affinchè realmente si inizi a considerare la donna come valore e non come “qualcosa ” da sottomettere poichè in alcune zone del mondo è ancora inconcebibile considerarla come una fonte da cui ricavare ricchezza e non una persona da discriminare e maltrattare. Tuttavia questa non vuole essere una considerazione catastrofica, ma la presa di coscienza che sebbene ci siano dei paesi in cui si sono ottenuti miglioramenti in tal senso, è comunque innegabile che in altri la donna venga tutt’oggi sottovalutata, discriminata, maltrattata e considerata come oggetto da poter vendere. In ogni caso, con l’aiuto delle nuove tecnologie, la diffusione e la promozione di progetti ideati e attuati dalle donne in zone rurali, potrebbe essere un’importante spinta per suggerire alle donne che ancora vivono la discriminazione di alzarsi e combattere per ottenere i loro reali diritti e non continuare a sopravvivere in condizioni mortificanti!
E strano essere nella sala d’attesa della mia nutrizionista e leggere questo articolo. Mi ha fatto davvero riflettere tanto. Si dice che Le donne in genere sono il sesso più debole rispetto a quello maschile, e io non condivido per niente questo pensiero! Dopo aver letto questo articolo ne sono ancora più certa:”Le donne sono indiscutibilmente la spina dorsale del nostro sistema alimentare globale” . Come Nierenberg,credo che il problema dell’emarginazione delle donne sia una questione a mio modo di vedere grave e seria, soprattutto se si parla della loro scarsa considerazione rispetto agli aspetti finanziari!!
La necessaria “interconnessione delle donne agricoltrici” è importante per chiarire la sfida è riuscire a “sostenere queste donne” e il loro “instancabile lavoro per una produzione alimentare sostenibile a livello mondiale”, una mossa urgente e necessaria che “contribuirebbe a una maggiore giustizia sociale”, oltre che ad accrescere la loro auto-consapevolezza.
Ecco,credo fortemente nella tecnologia, nella sua diffusione, e nelle tante opportunità che essa può offrire, soprattutto x avvantaggiare l’educazione alimentare ed il consumo consapevole!
Immaginavo che i giovani e gli anziani già stessero cercando dei modi per rendere l’agricoltura di piccola scala sostenibile e redditizia. Ma chi più delle donne e della tecnologia potrebbe sapere cosa è giusto o meno per la società in cui viviamo?! Sarebbe opportuno che proprio a partire dalle questioni dell’alimentazione che coinvolgono anche e soprattutto la generazione dei giovani si desse più importanza alle idee delle donne senza sottovalutare le loro strategie sicuramente innovative importanti quanto quelle adottate dagli uomini! Infondo è proprio dell’alimentazione e dalle informazioni su di essa che potremmo riuscire a vivere in una società più sana!!
Anche io sono una femminista convinta come la mia collega e credo che sia ora che la società in generale si renda conto che le donne non sono solo coloro che sfornano figli e li accudiscono, quelle che portano avanti l’organizzazione familiare. Sono esseri pensanti! E che spesso hanno idee migliori degli uomini perché vivono nella realtà non solo familiare ma anche lavorativa. Come diceva la mia collega Katia chi meglio delle donne sa come cosa è meglio per i propri figli? Questo messaggio deve essere interiorizzato non solo dagli uomini ma anche dalle donne che spesso si sottovalutano. A parte il messaggio femminista è bello vedere che si prende sempre più consapevolezza del fatto che la terra non può sostenere 7 miliardi di persone. È davvero importante agire, fare qualcosa e non aspettare i governi che diciamolo, hanno altre “gatte da pelare”. Questo post mi fa pensare a un altro articolo che lessi un po’ di tempo fa riguardante lo studio per creare carne “artificiale”, avente lo stesso sapore e nutrienti della carne “vera” per sopperire alla continua emergenza non solo della fame del mondo ma anche per rendere sostenibile l’allevamento di bovini (l’articolo riguardava la carne bovina nello specifico). Siamo la prima generazione che può fare qualcosa ora (anzi già si doveva prima) è il momento d’agire sul serio!
Miliardi sono gli sprechi che vengono fatti quotidianamente. La terra viene riempita di pesticidi e questo non le permetterà di avere lunga vita. La terra dispone di risorse che potrebbero nutrire l’intero pianeta ma il comportamento degli umani non lo permette. L’informazione è fondamentale per conoscere questo è ancora tanto altro a riguardo. l’utilizzo delle nuove tecnologie può aiutare alla conoscenza e alla diffusione di queste notiZie per poter sostenere il cibo a kilometri zero e, perché no, biologico!
Danielle Nierenberg occupandosi della questione del food system e delle possibilità offerteci dai moderni strumenti digitali, mette in risalto un ruolo che ritiene sia fondamentale per il nostro ecosistema, quello delle donne. Anche se viviamo in un paese democratico con la parità dei sessi, si combatte ancora con la discriminazione del ruolo della Donna in determinati settori, perche magari considerati prettamente per uomini. In molti paesi, come quelli sottosviluppati, le donne sono ancora alla mercè del proprio uomo, nonché del capostipite di famiglia, ciò risulta controproducente per il ruolo che dovrebbe e potrebbe assumere una donna di qualsiasi paese o razza. La finalità dovrebbe essere quella di superare questi pregiudizi dando la possibilità ad entrambi i sessi e in pari condizioni di accingersi alla nuova tecnologia e soprattutto agli strumenti tecnologici di cui disponiamo nell’era moderna, non per essere femminista ma la donna ha delle capacità intellettive e pratiche superiori agli uomini. Quindi bisogna dare l’opportunità a tutti di mettere in pratica le proprie potenzialità.
Ho sempre creduto che le donne avessero una marcia in più, nella loro capacità di multitasking, nel poter gestire situazioni differenti e contemporaneamente essere perno delle famiglie.E da donna credo sia doveroso sostenere il lavoro di queste donne per promuovere azioni efficaci di educazione alimentare e consumo consapevole. Sono le mamme che si occupano per prime dell’educazione alimentare infantile, e solo inculcando nei bambini sani principi alimentari, si può sperare che crescano insieme alle loro menti.E allora perchè non coniugare in un’ottica di interconnessione questi principi con le tecnologie digitali, con il leggere ed interpretare i big data, nella capacità di coinvolgimento dei consumatori per una maggiore giustizia sociale e per portare finalmente alla luce realtà spesso isolate e sottovalutate
credo che il problema sia certamente la poca informazione:le terre sono piene di pesticidi e questo non permetterà ad esse di avere lunga vita.. Inoltre immensi sono gli sprechi che vengono fatti e questo non permette a tutto il mondo ad avere cibo a disposizione. Non ritengo che la causa siano le risorse limitate della terra ma il comportamento degli umani.Sicuramente schierarsi verso un alimentazione di tipo biologico aiuterebbe molto ma la cosa fondamentale è l’informazione che può essere fatta con le nuove tecnologie
Miliardi sono gli sprechi che vengono fatti quotidianamente. La terra viene riempita di pesticidi e questo non le permetterà di avere lunga vita. La terra dispone di risorse che potrebbero nutrire l’intero pianeta ma il comportamento degli umani non lo permette. L’informazione è fondamentale per conoscere questo è ancora tanto altro a riguardo. l’utilizzo delle nuove tecnologie può portare alla conoscenza e alla diffusione di queste notiZie per poter sostenere il cibo a kilometri zero e, perché no, biologico!
Io credo che la potenzialità di una donna si veda nelle sue capacità di assumere, come capita spesso, più funzioni contemporaneamente, come essere lavoratrice, donna di casa e madre. Parlare di donna non solo come generatrice di prole ma soprattutto sottolineare il ruolo che meglio di tutti sa interpretare, ovvero quello di educatrice, è fondamentale. La donna non solo può trasmettere un educazione alimentare ai propri figli, ma ancor di più puó rendere partecipi gli altri della grandezza dei prodotti che la natura ci offre. Il fatto che le donne spesso sono escluse da alcune funzioni rende tutto ciò più difficile. Danielle Nierenberg come presidente di Food Tank, ha avuto coraggio ad affrontare alcune questioni che vengono lasciate nel dimenticatoio. Prima di tutte quella relativa alla fame nel mondo, alla giustizia sociale, e non ultima quella relativa al ruolo che assumono le nuove tecnologie della comunicazione in rifermento al sensibilizzazione su determinate questioni, come quella che abbiamo appena conosciuto. Ancora una volta dobbiamo riflettere sulle opportunità che le nuove tecnologie offrono a tutti noi, in questo caso divengono strumenti di trasmissione di valori culturali e alimentari. La flessibilità delle tecnologie digitali sta proprio nel connettere e rendere partecipi tutti delle iniziative che nascono da persone così brillanti come nel caso di questa giovane donna.
Danielle Nierenberg occupandosi della questione del food system e delle possibilità offerteci dai moderni strumenti digitali, mette in risalto un ruolo che ritiene sia fondamentale per il nostro ecosistema, quello delle donne. Anche se viviamo in un paese democratico con la parità dei sessi, si combatte ancora con la discriminazione del ruolo della Donna in determinati settori, perche magari considerati prettamente per uomini. In molti paesi, come quelli sottosviluppati, le donne sono ancora alla mercè del proprio uomo, nonché del capostipite di famiglia, ciò risulta controproducente per il ruolo che dovrebbe e potrebbe assumere una donna di qualsiasi paese o razza. La finalità dovrebbe essere quella di superare questi pregiudizi dando la possibilità ad entrambi i sessi e in pari condizioni di accingersi alla nuova tecnologia e soprattutto agli strumenti tecnologici di cui disponiamo nell’era moderna, non per essere femminista ma la donna ha delle capacità intellettive e pratiche superiori agli uomini. Quindi bisogna dare l’opportunità a tutti di mettere in pratica le proprie potenzialità.
Noto subito che l’autrice “mette in risalto” la figura femminile; il target di riferimento è in modo particolare la donna affinché sia dinamica e non statica. I temi riportati nell’articolo sono: l’ecosistema, l’alimentazione, l’innovazione dei sistemi agricoli, la condivisione di strumenti innovativi e di strategie. Attraverso i social media e non solo, è importante coinvolgere i consumatori a partecipare alle attività. Fondamentale è la condivisione e l’iperconnessione.
Nonostante la mia diffidenza per ogni espressione di uguaglianza, i rischi che sostengono la singolarità umana, quindi le sue intrinseche diversità, si sono dimostrati cruciali nel definire stati di crisi. Fortunatamente progetti come questo aprono nuove prospettive, in particolare attraverso quell’uso personalizzato che le tecnologie di oggi permettono. Il recupero delle tradizioni e dell’educazione alimentare credo sia una necessità primaria per la sostenibilità delle nostre azioni sul pianeta. La tecnologia moderna può incrementare a livello globale la portata di specifiche iniziative culturali, per questo esempi complessi e diversificati nelle loro funzioni, come questo progetto, possono realmente portare equilibrio nelle diverse culture alimentari che popolano il nostro pianeta.
In generale nella vita tendo sempre a vedere i pro e i contro di qualsiasi cosa, e allo stesso modo credo che le ICT e le nuove tecnologie abbiamo tanti punti “a sfavore”, nel senso che dobbiamo essere sempre molto critici e selettivi, ma anche tanti punti “a favore”. Usare le nuove tecnologie per creare connessioni del genere è una cosa favolosa, sopratutto in un settore come quello dell’alimentazione, che coinvolge effettivamente tutto il pianeta, sia la parte produttiva che quella consumatrice, uomini e soprattutto donne. Oltretutto oggi una parte sempre più considerevole di consumatori risulta essere sempre più interessata a capire bene cosa mangiamo, da dove proviene, com’è stato trattato il prodotto, e infatti assistiamo a un aumento esponenziale di pubblico concentrato soprattutto sui temi del consumo critico e sostenibile. Creare iperconnessioni tra produttori – uomini, donne, anziani e giovani che siano – e consumatori, è davvero una grande opportunità e bisognerebbe non solo coglierla, ma sfruttarla al meglio.
L’intervento di Danielle Nierenberg dovrebbe far riflettere almeno su due problematiche che ancora oggi rappresentano delle barriere non solo allo sviluppo economico sostenibile ma anche ad un’evoluzione sociale e culturale del mondo occidentale.
-Il primo problema ha a che fare con una percezione sbagliata delle tecnologie della comunicazione come meri dispositivi di svago nel tempo libero, da utilizzare invece “sul lavoro” per trarre vantaggio economico personale.
Bisognerebbe promuovere le potenzialità concrete dei nuovi media. Questi infatti ci permettono per la prima volta nella storia di essere protagonisti del cambiamento con azioni che hanno ricadute anche sul mercato; favoriscono quell’ interconnessione che deve essere il motore per l’innovazione sociale incentrata su un nuovo modello etico; facilitano lo sviluppo economico in contesti (es: territori rurali) che per anni sono stati tenuti lontani dei processi di creazione del valore.
Il secondo problema riguarda il patriarcato, inteso come struttura sociale che si insinua e si riproduce nelle strutture profonde della società, a livello micro e macro; permeando di sé le istituzioni, la scuola, lo stesso Stato e quindi la cultura. Una coltura da abbattere perché come ricorda Nierenberg ostacola in senso stretto anche il progresso e l’innovazione.
Detto questo, dobbiamo sempre ricordarci che un cambiamento verso questa rotta è possibile solo mettendo da parte l’egoismo personale, sviluppando una coscienza sociale che purtroppo noi occidentali, contaminati dai valori sul quale si fonda il capitalismo, forse non abbiamo mai fatto nostra.
Meraviglioso! Purtroppo siamo ancora in una società nella quale le donne vengono messe in secondo piano, e non solo nel campo lavorativo. Nessuno si rende conto del potenziale che hanno. Si dice che “dietro un grande uomo, c’è sempre una grande donna”, ma il problema di questa frase è la sua preposizione, “dietro”.
Il lavoro che le donne svolgono ogni giorno senza lamentarsi è enorme e credo davvero che la diffusione di tecnologie, come internet, possa rappresentare per loro (o meglio, per noi) un modo per abbattere queste barriere sessiste, e sopratutto attraverso loro promuovere azioni efficaci di consumo, dalle quali tutti noi possiamo (e dobbiamo) imparare qualcosa. Non c’è bisogno di andare chissà dove, la soluzione è infatti nelle nostre case, nella nostra vita di tutti i giorni: sono le mamme, infatti, le prime ad occuparsi dell’alimentazione corretta dei proprio figli.
Until I found this I thhuogt I’d have to spend the day inside.
Le problematiche su cui si basa l’analisi di Nieremberg sono di forte impatto, proprio perché coniugano il tema della discriminazione a quella dello dell’agricoltura sostenibile. Entrambe le battaglie nel progetto FoodTank sembrano combattersi parallelamente e con l’arma delle tecnologie interdigitali. L’idea di “coltivare l’eguaglianza nel sistema alimentare” ha un doppio effetto: uno sulle comunità rurali locali e periferiche e l’altro su un consumo consapevole dei prodotti che riguarda i settori geografici del Primo Mondo. Mi auguro che però che l’attività di supporto a queste piccole comunità si applichi in maniera oculata e progressiva in quanto spesso le comunità periferiche appartenenti ad aree sensibili del Pianeta possono trovarsi in equilibri economici, sociali e politici molto precari e che magari non sono abilitate adeguatamente all’accesso nella Rete. Credo che l’inserimento delle ICT in queste comunità debba inoltre essere effettuato con piena consapevolezza del contesto sociale e culturale in cui si agisce per costituirne uno strumento accessorio, almeno nelle fasi iniziali, per scongiurare azioni di mera ispirazione prometeica. Lo stesso tema della parità di genere deve sempre essere affrontato in relazione alle realtà locali in cui si agisce e mai reificato da una posizione etnocentrica. Per questo, ritengo opportuno che in questi progetti vi siano coinvolte anche professionalità che sappiano agire in un ottica antropologica e di mediazione culturale.