Hacker Farm: un hackerspace nel cuore del Giappone rurale
[di Yvan Scognamiglio, estratto liberamente tradotto da Hacker Farm: sustaining the DiY lifestyle in rural Japan, di Cherise Fong, Makery, 08.11.2015]
I tre fondatori del Tokyo HackerSpace, Chris Harrington, Chris Shannon e Chris Wang fra le risaie di Chiba in Giappone, a due ore di treno da Tokyo, hanno fondato Hacker Farm uno spazio di co-working destinato allo sviluppo di progetti per migliorare le pratiche neo-rurali attraverso la tecnologia.
Più che come fattoria, Hacker Farm si propone come concetto, in cui lo stile di vita DIY (“do it yourself”, ovvero “fai da te”) coinvolge professionalità in fuga dallo stress quotidiano della città che si riuniscono intorno alla piccola comunità sulle colline di Kozuka, un piccolo comune rurale della città balneare di Kamogawa.
I tre Chris hanno spostato il baricentro della ricerca fuori dai contesti metropolitani. Harrington, residente in Giappone da 28 anni, sassofonista-ingegnere-traduttore si trasferì a Chiba diversi anni fa per ricercare uno stile di vita sostenibile; Shannon è ingegnere e chef del ristorante; e Wang, residente in Giappone da 12 anni, è ingegnere e consulente specializzato nel monitoraggio ambientale, appassionato di formaggio.
Nato con l’affitto di tre piccoli immobili, lo spazio è stato rimodernato da Harrington e Wang, detto “Akiba” – soprannome che deriva dal quartiere dell’elettronica Akihabara, a Tokyo – che hanno installato in alcuni mesi una fibra gigabit, dei server rack e altro materiale elettronico che gli ha consentito di allestire un laboratorio, un ripostiglio e uno spazio co-abitabile in una piccola casa tradizionale giapponese.
Il laboratorio è una sorta di FabLab occupato da macchine, materiali, strumenti e componenti come un microscopio elettronico a scansione, cinque oscilloscopi, un CNC per la fresatura su pannelli di rame, una macchina pick and place per l’assemblaggio automatico di circuiti stampati, tutti i tipi di utensili a mano, proiettori, fibra ottica per tessuto luminoso, scatole piene di vecchi cellulari e tablet per una officina di riparazione dei dispositivi cellulari, fotocamere compatte per un laboratorio di shooting e fotoritocco per bambini in Himalaya, e altri progetti in cantiere.
Accanto al laboratorio, il magazzino contiene gli strumenti di fabbricazione più grandi come strumentazioni per il taglio laser, un tornio di legno, la taglierina di legno, forno industriale e frigorifero, strumenti di manutenzione per la casa, utensili a mano da fattoria e allestimenti scenici come luci laser, macchina del fumo, amplificatori, mixer audio, giradischi e diversi proiettori.
Tanti i progetti e le idee. Come le piccole lampade solari progettate da Akiba – nel caos generale che seguì il terremoto, lo tsunami e l’esplosione nucleare del marzo 2011 nel nord-est del Giappone – divenute poi SafeCast, un progetto per far fronte a questo tipo di emergenze.
Il progetto di punta di Hacker Farm è Techrice, in collaborazione con Freaklabs, “open source senza fili”, e Future Lab, un piccolo team di giovani ingegneri e designer interno alla società Digital Garage a Tokyo. Techrice è un sistema che consente agli agricoltori di monitorare in tempo reale lo stato dei campi di riso, a volte lontani dalle proprie case, senza dover andare lì ogni giorno. Una scatola impermeabile contiene dei sensori per rilevare il livello dell’acqua, temperatura, umidità o altre variabili personalizzabili. Il circuito invia i dati nel cloud, in cui si può accedere in linea o da una applicazione smartphone.
Akiba mira alla creazione di progetti che riescano a riunire artisti, ingegneri e residenti locali intorno al comune obiettivo di migliorare la qualità della vita di tutti. Un esempio è un altro progetto in cantiere che prevede il tracciamento dei cinghiali per la caccia legale, creature invasive che sono in grado di distruggere interi raccolti.
Da diversi anni a Kamogawa, nota anche come enclave hippy, almeno tre collettivi di artisti si riuniscono ogni estate per organizzare il Kozuka Art Festival, promosso da Hacker Farm che ha messo a disposizione il suo terzo spazio, battezzato Satoyama Design Factory, un antico caffè al centro del paese, riaperto e co-affittato da Akiba e altri residenti e restituito alla comunità come spazio per le performance artistiche.
Oltre alla ripresa del mercato del contadino tradizionale, SDF proietta film, presta la sede a musicisti locali, ospita grandi feste in inverno e offre barbecue in estate. Nell’acro di terra che si estende intorno al caffè, la comunità in costante crescita di Hacker Farm parla di organizzare festival musicali, sperimentare un teatro silenzioso con le cuffie – così da non disturbare i vicini – e giocare a fare gli astronomi con telescopi modificati.
Anche senza Akiba, che trascorre diversi mesi all’anno fuori dal Giappone, lo spirito di Hacker Farm si diffonde attraverso il passaparola, sia a Tokyo che a livello locale, incuriosendo i residenti. Ai festival artistici o al supermercato, quasi ovunque egli vada, Akiba-san è riconosciuto e apprezzato per il suo contributo alla comunità, anche se la gente non capisce sempre esattamente quello che fa.
A distanza di qualche anno Akiba ora dichiara che vivere la campagna è stata la miglior decisione che potesse mai prendere.